Centro Medico ed Estetico

Se un tempo la professione “Estetica” veniva correlata soprattutto alla sfera della bellezza, oggi bellezza e salute vanno sempre più avvicinandosi. La questione è certamente interessante e presenta stimoli fortemente gratificanti per l’estetista, per il suo ruolo ed il suo riconoscimento sociale.

Ma occorre ricordare che, più ci si avvicina all’ambito della salute, più il mondo medico – non sempre a ragione – comincia a percepire come intrusione professionale quella dell’estetista da un lato, e una legittima opportunità di ampliamento delle proprie prestazioni dall’altro. Basti vedere ciò che è successo con l’uso di apparecchiature, divenute di fatto elettromedicali, con l’approvazione del Decreto apparecchiature per uso estetico entrato in vigore il 30 luglio 2011.

Proprio questa nuova situazione normativa, ma anche di costume e di mercato, avvicina al settore dell’estetica non solo medici, ma anche fisioterapisti, dentisti, farmacisti, ecc. Tutti soggetti professionali dell’ambito medico che stanno integrando la propria “offerta terapeutica” con trattamenti e servizi a corollario di natura più estetica, puntando peraltro sul proprio percorso accademico e professionale che, secondo la percezione di una parte dell’utenza, favorisce una maggiore credibilità.

Il fenomeno è facilmente osservabile attraverso la sempre crescente attenzione per l’area estetica da parte dei medici, ma anche dal proliferare di partnership o affiliazioni tra figure del campo medico ed estetisti. E quello del “centro medico ed estetico” è un format in crescita in chiave prospettica, che pare risentire poco della crisi, poiché dal lato della domanda vi è una nuova consapevolezza dei clienti, sempre più alla ricerca di “terapie estetiche non invasive” che, nel loro immaginario, sono “terapie” molto più che “semplici trattamenti”.

È però fondamentale non confondere i luoghi con le professioni: centri medici, studi dentistici, farmacie, ecc. sono luoghi con fortissima recettività, quindi con un alto tasso di intercettazione dei bisogni proprio ove l’esigenza sfiora l’ambito medico – dall’uso di apparecchiature e sostanze non consentite all’estetista a massaggi terapeutici o su soggetti con problematiche osteoarticolari, ecc. – ma in questi luoghi, a fianco dell’eventuale figura medica, non può mancare l’estetista, la sua professionalità, esperienza e competenza.

Se allora l’orientamento dell’estetica va in direzione della salute, prerequisito diviene la maggiore specializzazione, la formazione e il livello culturale nella sua accezione più ampia. Solo l’elevamento della professione e la sua riqualificazione possono rendere gli estetisti in grado di entrare, per quanto verrà loro consentito, nel mondo della salute, di competere concretamente con tutte le figure professionali provenienti dal mondo medico o di integrare con esse ove necessario. Una specializzazione indispensabile anche a contrastare efficacemente e con la dovuta autorevolezza fenomeni come abusivismo e promozioni prezzo eccessive (coupon, ecc) o poco credibili. Fenomeni, questi, legati ad un parziale abbassamento della percezione da parte del pubblico della professione e della professionalità dell’estetista, spesso infondata ma la cui genesi risiede proprio nell’esacerbata competizione e nell’abusivismo.

Su queste basi emerge un vero e proprio appello.

È tempo ormai che l’estetica venga riconosciuta autorevole – prima di tutto nell’immaginario collettivo –anche quando diviene parte integrante della salute; sarà quindi indispensabile pensare a nuovi percorsi di formazione e di qualificazione degli estetisti. Una riforma della professione indispensabile, pena il rischio di confinare l’attività dell’estetista ad “unghie e ceretta” nel giro di un decennio.